Euridice dice è il contraltare dell’ipse dixit, la parola femminile, trasversale, ubiqua, meridiana che si contrappone al discorso lineare e si ribella a un sistema che, prima ancora che sociale, è del pensiero e della scrittura.
Tre donne mitiche, nel senso letterale del termine, sospese tra l’eros e la morte, si ribellano all’immagine che viene loro tradizionalmente attribuita: Euridice, Proserpina e Desdemona.
Come la prima rifiuta di riprendere il suo ruolo ancillare di pubblico adorante il canto di Orfeo, così la seconda rifiuta di ubbidire a Zeus Olimpio che la destina a vivere sei mesi negli Inferi e sei sulla terra, lì moglie di Ade, qui figlia di Demetra; così infine Desdemona rifiuta di vivere una morte ingiusta che la consegni al mondo donna infedele. E sceglie il ruolo importante – seppure ambiguo – di regina dell’harem di un sultano.